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Il cammino Ibleo da Ispica a Palazzolo Acreide

2023-04-30 18:41

team ShiatsuKe

Benessere e curiosità,

Il cammino Ibleo da Ispica a Palazzolo Acreide

Un nostro amico ha voluto condividere con noi il cammino che ha percorso a febbraio con suo figlio e che si è concluso ad Addimura.

 

 

6 giorni, 6 tappe di un cammino in una terra ricca di storia, cultura e arte. 

 

 

 

Un nostro amico ha voluto condividere con noi il cammino che ha percorso a febbraio con suo figlio e che si è concluso ad Addimura. E' stato talmente piacevole ascoltare i suoi racconti che abbiamo deciso di pubblicare il suo diario di viaggio nel nostro blog. Può diventare anche una guida per gli esperti che vogliono tentare lo stesso cammino. 

Alla fine del blog trovate tutti i riferimenti per contattare Emanuele, sempre disponibile a condividere le sue esperienze ‘in cammino’.

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GIORNO 1  - Giovedì

Quando suona la sveglia è ancora notte, sono le 4. Sono già sveglio da alcuni minuti. Tutto è pronto pe la partenza. Si, oggi si parte per la Sicilia con mio figlio Diego. Percorreremo il cammino Ibleo da Ispica a Palazzolo Acreide, 91 km in 6 tappe. Il volo per Catania è alle 7.20, in perfetto orario decolliamo. Le hostess sono ai primi voli, inesperte e la responsabile di cabina le cooridna e le istruisce con sicurezza. Il volo è liscio, durante l'atterraggio fotografo l'Etna, coperto dalla neve con il fumo che esce dal cratere. Ad aspettarci all'aeroporto c'è Gloria, una nostra amica, che ci accompagna alla stazione di Siracusa. Ci salutiamo e le diciamo: a mercoledì!

Lasciamo la stazione e ci perdiamo nelle vie di Ortigia: vicoli stretti, piante grasse, colori. Nella piazza del Duomo c'è festa, musica, gente in maschera. Sono i giorni di carnevale.  Lasciamo la piazza del Duomo e passeggiamo sulla strada che costeggia il mare; il cielo è azzurro e limpido e si sente il profumo del mare, con la brezza che ti accarezza il viso. A Diego piace, scattiamo le prime foto. Il mare ha un bel colore, blu, azzurro e verde. E' ora di pranzo e allora andiamo in un supermercato; al banco il salumiere sta facendo un panino che sembra buonissimo. Lo vogliamo anche noi così! Prosciutto crudo dolce, provola, olive. Il salumiere è un uomo gentile, deve avere qualche problema alla schiena, è rigidissimo, non riesce a muovere il collo. Il panino, buonissimo, lo mangiamo in un giardinetto baciati dal sole. E' ora di prendere il treno per Ispica, ed eccomi qui a scrivere di questa giornata sulla panchina della stazione di Siracusa. Nella mia testa ci sono tutte le persone a cui voglio bene e a cui ho voluto bene. Il treno è una littorina coperta di graffiti, anche i finestrini, non posso così vedere il paesaggio. Stiamo per arrivare alla stazione di Noto. Tra poco saremo a Ispica e chissà. 

A Ispica dormiamo in un B&B con una stanza un po' fredda che fa fatica a scaldarsi. Usciamo per cena e passeggiamo lungo la via principale del paese, un classico paese Siciliano con tante chiese barocche. Ceniamo in una piccola trattoria/rosticceria, 5 tavoli, gestita da un ragazzo simpatico. Ceniamo con piatti tipici, antipasti, ravioli di ricotta conditi con sugo di maiale, grigliata di maiale e per finire il mitico cannolo siciliano. A cena ci sono altri due clienti con cui facciamo conversazione. Il gestore ci racconta che è di Ortigia, ha vissuto a Milano alcuni anni e poi è tornato in Sicilia a seguito di una crisi d'amore. Un giorno è andato a bere un caffè ad Ispica dove ha conosciuto la sua attuale moglie con la quale ha aperto la trattoria. Torniamo a casa e subito a dormire. La giornata è stata lunga e domani inizieremo il cammino

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GIORNO 2  - Venerdì

Prima tappa del cammino Ibleo, da Ispica a Modica. 

La sveglia è comoda alle 8. A colazione chiacchieriamo con il gestore del B&B. Ci racconta che vive a Falcade in provincia di Belluno e fa il collaboratore scolastico in attesa di chiedere il trasferimento. Dal profondo Sud all'estremo Nord, così va la vita dei giovani siciliani. Ci incamminiamo dopo la colazione e dopo aver lasciato la piazza di Ispica scendiamo nella cava. Durante la discesa si osserva un bel panorama. Al termine della discesa siamo nella gola della cava, non c'è il sentiero, o meglio, il sentiero del letto di un torrente pieno di pietre. Lo iniziamo a percorre e non è agevole. Attorno a noi ci sono piante di agrumi. Gran silenzio, non c'è nessuno. Poco dopo incontriamo un anziano signore che sta spostando delle pietre. Gli chiediamo indicazioni e ci dice di proseguire e restare sempre al centro della vallata, mai a destra e mai a sinistra, sempre in centro. Proseguiamo, non mi sento sicuro, ritorno dal signore anziano che conferma le indicazioni. Ripartiamo e ancora ritorniamo, non mi sento ancora sicuro. Non c'è campo nel canyon. Ripartiamo e poco dopo accompagnati per un tratto dal signore anziano, ritroviamo la traccia del sentiero. Lo salutiamo e ringraziamo. Il sentiero diventa sempre più selvatico, interrotto da alberi caduti durante l'alluvione dei giorni scorsi. Ci sono piante alte e spinose. Diego non è tranquillo. Il sentiero effettivamente è molto selvaggio, non si incontra mai nessuno e non c'è campo. Meglio non pensare e andare avanti a passo veloce. Si sente solo lo svolazzare d'uccelli che si levano in volo al nostro passaggio. Un'avventura! Si cammina nella gola per circa 3 ore poi il paesaggio piano piano si apre. Si incrociano le cacche dei cavalli. Siamo un po' più tranquilli. Incontriamo un rifugio, mi dico ormai siamo fuori. Invece no, arriviamo all'area archeologica di cava d'Ispica e vediamo in lontananza la strada percorsa da auto. Noi siamo sotto ma non riusciamo ad uscire, è un labirinto, ci sono dei sentieri ma sono ciechi, non portano da nessuna parte. Ritorniamo sul letto del torrente e a fatica usciamo dalla cava. Eravamo in trappola. Finalmente fuori dalla cava ci ristoriamo in un bar. Mancano ancora 10 km a Modica e sono già le 16.30. Troppo tardi per arrivare a piedi e così decidiamo di fare l'autostop. Siamo fortunati, si ferma Agostino, un albanese che vive in Sicilia da 25 anni. E' simpatico e ci accompagna fino a Modica. Sono le 17, siamo a Modica e siamo molto stanchi. Troviamo da dormire in un B&B, un palazzo dell'800, gestito da un ragazzo di 26 anni, solare. La stanza è molto bella e confortevole. La sera cena in una piccola trattoria, una buona e abbondante cena. Buonanotte Diego, buonanotte Lory, buonanotte Jacopo, buonanotte Mattia, buonanotte papà, buonanotte mamma. 

E' stata una giornata intensa, bella e anche avventurosa.

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GIORNO 3 - Sabato

Seconda tappa, da Modica a Ragusa Ibla - 13 km. 

Iniziamo la giornata con una buona colazione. Nella sala delle colazioni c'è una bellissima finestra con vista sulle case barocche, molto bella. Merita la foto che ho scattato. Scambiamo alcune parole con il gestore del B&B che ci rassicura sul sentiero di oggi. Saliamo la scalinata che ci porta alla chiesa di San Giorgio, è  imponente, maestosa. Riprendiamo il cammino e piano piano lasciamo Modica. Lungo la strada chiediamo di frequente le indicazioni. Incontriamo persone che ricalcano l'idea del siciliano anziano: berretto, parlata che incespica tra l'italiano e il dialetto, sdentati, rugosi, gentili e solari. Incontriamo poi una persona gentile che mi racconta che è nata e cresciuta a Milano e a quarant'anni ha lasciato Milano per trasferirsi a Modica, dove si vive più tranquilli. Lasciamo Modica, percorriamo l'altopiano modichese. C'è una bella vista, le strade hanno i lati dei muretti di pietra. I noccioli sono già in fiore. Il cielo è azzurro e la temperatura mite. Ad un tratto ci appare la città di Ragusa e alla destra, Ragusa Ibla. E poi in lontananza si vede L'Etna innevato. La vallata è aperta. In basso scorre una ferrovia ad un braccio solo che collega Ragusa con Modica.Il sentiero scende. Io e Diego siamo sereni e non eccessivamente affaticati. Incontriamo dei bambini che ci indicano la strada. Ad un certo punto il sentiero si interrompe e per continuare dobbiamo guadare un torrente. Ci bagniamo i piedi e i pantaloni.C'è ancora un'altro tratto di torrente da guadare, ma la corrente è troppo forte e l’acqua troppo alta. Incontriamo un signore straniero che ci consiglia di tornare indietro e percorrere la ferrovia a piedi. Così facciamo, ma prima guardiamo gli orari dei treni per essere sicuri di non incontrare un treno lungo i binari. Dobbiamo aspettare il passaggio di due treni e nel frattempo mangiamo un buon panino. I treni sono passati, possiamo percorrere la ferrovia per circa 1 km, siamo quasi arrivati a Ragusa. Ancora circa un'ora ed eccoci in cima alla collina, dove queste splendide città barocca ci accoglie. Un caffè, un chinotto e un cannolo ci gustiamo seduti al tavolo all'aperto di un bar nella piazza. Un signore dall'aria e dalla parlata gentile, conversa con una persona e si lamenta della maleducazione dei ragazzi di una classe a cui oggi ha prestato supplenza. Ora sono qui in Camera a scorrere la memoria di questa giornata.Ho sentito Lory al telefono ed ho voglia di vederla ad abbracciarla. Diego sta facendo la doccia e tra poco usciremo per la cena. 

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GIORNO 4 - Domenica.

Terza tappa da Ragusa Ibla a Chiaramonte Gulfi. Questa notte mi sono svegliato più volte e alle 7 ero già sveglio. Il gestore del b&b arriva per le 08:30 con quattro cornetti di pasticceria appena sfornati. Due sono ripieni alla crema, sono pieni pieni di crema e sono molto buoni. Alle 9 partiamo, la tappa parte proprio dalla Piazzetta vicino a noi. Chiediamo le prime indicazioni ad un signore, quasi mio coetaneo e ci dice che non è possibile iniziare da lì perché il torrente è in piena e non è possibile guadarlo. Oltretutto ci dice che il sentiero non è segnalato e che rischiamo di perderci. Decidiamo così di fare la strada di paese e attraversiamo la periferia di Ragusa per poi, piano piano, lasciarla alle nostre spalle. Per pranzo, spesa all'Eurospin, dove c'è una cassiera poco cordiale e musona. Continuiamo a chiedere indicazioni. Ad un certo punto ci troviamo a percorrere una strada provinciale, per nulla panoramica e con rifiuti ai margini. Dove possibile chiediamo se esiste un percorso alternativo ma nessuno lo conosce. Mi fermo, leggo la guida e proprio in quel punto si incrocia il sentiero consigliato dalla guida. Senza pensarci troppo, seguo la guida. Entriamo così nella campagna e siamo ora immersi nella natura dell'altopiano. Tira vento freddo. Troviamo delle persone del luogo, ma nessuno conosce il sentiero. I siciliani non sono dei camminatori. Ad un certo punto la strada finisce e davanti a noi si apre una splendida vallata. Siamo a 700 m di quota. Iniziamo a scendere una mulattiera. Diego è un pochino in difficoltà e ad un tratto si spaventa perché ci sono dei cani dietro di lui. Pensa siano randagi, invece no, c'è il proprietario che ci rassicura e ci dà indicazioni utili per il nostro cammino. Alla fine della Mulattiera pranziamo al sacco. Una pausa breve, la strada è ancora lunga. Percorriamo una strada di campagna che attraversa pascoli: è bellissima, l'erba è di un verde intenso. Diego è stanco e un pochino preoccupato perché non c'è nulla intorno a noi e non si sente tranquillo. Comincia a fargli male il piede destro. Ci fermiamo a riposare per la prima volta troviamo il simbolo del cammino ibleo e le indicazioni per Chiaramonte. Diego si tranquillizza, e così proseguiamo più sereni, la stanchezza comincia a farsi sentire, abbiamo alle spalle 20 km. Ci fermiamo ancora a riposare ad un incrocio di una stradina. Mancano ancora 6 km. Diego ha il piede dolorante. Decidiamo di fare l'autostop almeno per un breve tratto. La prima macchina non ha posto. La seconda si. Ci accompagna per un paio di chilometri e ci lascia ai piedi di Chiaramonte. L'ultima ripida salita e siamo arrivati, la città ci accoglie male, brutti condomini, ma poi entriamo nel centro storico e c'è una bella atmosfera, il classico paesino siciliano, vicoli stretti, case barocche. Sono le 16, finalmente siamo nell'appartamento, arredato molto bene ed è anche confortevole. La tappa più lunga è fatta, ancora tre tappe, peccato che questo cammino non sia segnalato. Dopo aver riposato usciamo per cena. Il cannolo siciliano che ho mangiato merita di essere ricordato. La giornata è terminata, ora si va a dormire. 

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GIORNO 5 - Lunedì

Quarta tappa, da Chiaramonte Gulfi a Monterosso Almo. Questa notte i festeggiamenti del carnevale si sono protratti fino a tardi. Mi sveglio con le gambe leggermente indolenzite. Un buon caffè e mi sento bello carico. La colazione la facciamo in un bar con brioche fresche. In Sicilia ho sempre mangiato ottime brioche. Il gestore del bar mi conferma che i festeggiamenti del carnevale sono andati avanti sino alle due del mattino. Al supermercato, compriamo i panini. La cassiera mi ricorda la mamma di Giusy. Alle 09:30 iniziamo il cammino. Lasciamo piano piano la città e saliamo sulla montagna. Il sentiero è un pochino ripido ma bello, diventa anche panoramico .Arriviamo ad un bivio e non sappiamo da che parte andare, destra o sinistra. Seguiamo le indicazioni per un’area di ristoro attrezzata e lì ci sono degli uomini al lavoro. Chiediamo indicazioni. Parlano in dialetto. L'italiano non lo conoscono bene. Ci dicono che dobbiamo tornare indietro e continuare a salire. Uno di questi signori particolarmente antipatico, ci dice di stare attenti ai cani randagi lassù in montagna. I cani hanno fame e morsicano ci dice. Riprendiamo il cammino e saliamo la montagna .Il sentiero sale, è sempre molto panoramico, ma molto isolato. È una strada forestale. Aumentiamo il passo, siamo veloci e dopo un'ora siamo in cima alla montagna. Sconfiniamo e la vista è bellissima .In lontananza L'Etna innevato, la vallata è aperta e dopo pochi passi il sentiero scende e si vede Monterosso. Siamo più sereni. Il paesaggio è più amichevole. Camminiamo ancora per un'ora e poi ci fermiamo per il pranzo al sacco. Mangiamo su dei massi sopra di noi un bell'albero ancora spoglio. A pochi metri da noi, le mucche. Si sentono i campanacci. Che bello, che pace sdraiati sull'erba. Dopo un breve riposo si riparte, mancano ancora 6 km. La città si avvicina, Percorriamo una strada di campagna, ci sono case qua e là con i cani e la catena (che tristezza). Proseguiamo e troviamo dei cani liberi, per fortuna tranquilli. Siamo sotto la città, dobbiamo salire un ripido sentiero per arrivarci. L'ultima salita. A poche centinaia di metri dalla città, il sentiero è interrotto da una frana. Accidenti!!! Dobbiamo ridiscendere. Siamo stanchi. Incrociamo una macchina e chiediamo indicazioni. Il signore alla guida si offre di accompagnarci e noi accettiamo volentieri. Ci accompagna alla piazza del paese. Il classico paesino del Sud. Una piazza, due bar e gli anziani seduti sulle sedie fuori dal bar. Anziani sdentati con la Coppola. Una bibita fresca al bar vicino al nostro B&B. La signora del B&B è molto cordiale, la stanza è semplice, pulita e confortevole. Subito una doccia e riposo. I chilometri sono stati quasi 20. Domani ultimo tappone fino a Palazzolo Acreide. Diego ha il viso e del collo rossi rossi dal sole preso. Sono giornate terse.

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GIORNO 6 - martedì.

Quinta tappa, da Monterosso Almo a Palazzolo Acreide.

Anche oggi la giornata è bellissima, cielo azzurro intenso, aria pulita, temperatura mite, è già primavera. Apro la finestra del balcone, si vede tutto il paese. Sembra il paese di un presepe. Gli zaini sono già pronti ma prima di partire colazione. A prepararci la colazione c'è una signora, amica della proprietaria del B&B.Ci sono dei cornetti alla crema che scoppiano di crema, si fa fatica a mangiarli, esce crema dappertutto. Conversiamo con la signora che ci racconta di avere degli amici che vivono a Monza e lei c'è stata a trovarli. Monza le piace, non il traffico delle nostre città al Nord. Chiacchieriamo dei modi di vivere così diversi tra il sud e il nord. Il sud così calmo il Nord così frenetico.Le racconto le mie impressioni. È ora di partire, la strada è lunga fino a Palazzolo Acreide, 25 km. Fino a Giarratana percorriamo la strada statale che attraversa le colline. La strada attraversa Giarratana. Non mi piace, ma non ho visto il centro storico. Ora lasciamo la strada provinciale e ci addentriamo nella campagna dove troviamo un gregge di pecore che occupa tutta la strada. Proseguiamo, in lontananza sento dei cani abbaiare e Diego si preoccupa, ha timore di trovare dei cani randagi. Il sentiero di campagna incrocia una strada provinciale che percorriamo in direzione di Palazzolo Acreide. È una strada molto bella e panoramica, in salita verso la vetta della collina. All'orizzonte non si vede più il mare, ma ho la percezione di quanta strada abbiamo fatto in questi giorni. Diego è affaticato ma determinato a terminare il cammino. Io mi sento in forza, ormai le gambe hanno preso il ritmo. Sconfiniamo, la strada comincia a scendere, due curve ed ecco che si vede Palazzolo acreide in lontananza. Ci siamo, ancora pochi chilometri. Siamo in anticipo rispetto all'orario che avevo in mente. Avviso Loretta che siamo quasi arrivati, che voglia di vederla e abbracciarla. Breve pausa per il panino e via. Ultima salita, Diego ora è veramente stanco. Eccoci al cancello del centro Addimura.Ci sediamo sul muretto ad attendere Lory e Giusy, eccole. Ci salutiamo con calore, che bello. Seduti su delle sedie ci riposiamo. Diego si toglie le scarpe, ha delle piccole vesciche e le gambe indolenzite. È fatta, abbiamo terminato il cammino Ibleo. Un bel viaggio a tratti e avventuroso. Ora è tempo del riposo. La sera andiamo in piazza a Palazzolo, si festeggia il carnevale. Ci sono i carri, piazza gremita, musica techno altissima che ti fa vibrare dentro. A me così non piace. La stanchezza si fa sentire e ho voglia di sdraiarmi. Ritorniamo a casa a piedi, la strada è buia, usiamo così la torcia dei cellulari. Alzo lo sguardo, il cielo è stellato come non si vede da noi.

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